LA CICLABILE DELLA VAL SERIANA
A soli 10 minuti da casa nostra si trova la Val Seriana, valle che percorriamo spesso in auto per andare a fare escursioni in montagna. E ogni volta che siamo di passaggio, costeggiamo, oltre al fiume Serio, anche la sua pista ciclabile che attraversa praticamente l’intera valle (da Ranica a Clusone), circa 30 km. Pista ciclabile che in anni abbiamo solo visto e mai fatto.
È giunto il momento di provarla.
SENZA UNA META
Praticamente il giorno stesso decidiamo di andarci insieme ad altre due coppie e Thomas, un amico di Valentino. Per colpa del poco preavviso riusciamo a tirarci insieme alle 11:00.
Il punto di ritrovo è un grande parcheggio che si trova ad Albino (Piazzale Falcone e Borsellino), la sosta è gratis. Scarichiamo le bici a fatica dalle auto, saliamo in sella e cominciamo a pedalare senza una meta precisa. L’unica scelta è stata di andare in direzione Clusone.

PEDALANDO
In auto certe cose non si notano, ma pedalando sì.

Peccato solo per i ponti inagibili che ci costringono a cambiare percorso in più occasioni.
Mentre proseguiamo l’appetito si fa sentire, sono le 12:30, intravediamo un piccolo grande chiosco con un parco e due simpatiche caprette ad accogliere i viandanti.
Entriamo diamo un’occhiata, ma decidiamo di proseguire, abbiamo pedalato solo una quarantina di minuti, meglio continuare.
LA FAME È ALLE PORTE
L’ennesimo ponte inagibilie ci porta sulla strada, qui decidiamo il da farsi, esattamente sotto il cartello stradale che annuncia l’inizio del paese di Vertova. Arriviamo alla conclusione che a Clusone ci saremmo arrivati troppo tardi per il pranzo, ergo decidiamo di fermarci in Val Vertova.
Durante la nostra piccola riunione condominiale a bordo strada nascono due opzioni:
- semplicemente attraversare la strada, a 10 metri da noi c’è il ristorante da Leone;
- agriturismo La Muraglia a 2,2 km da noi
I più stanchi optano per Leone, anche perché se dovessimo giudicare il ristorante dalle auto parcheggiate fuori, in questo momento 3 stelle Michelin non basterebbero.

Ma diamo una chance anche all’agriturismo, visto che TripAdvisor ne parla bene. Chiamiamo per chiedere informazioni e fare le nostre valutazioni.
Papà Giuliano prende in mano il telefono: “Pronto, c’è posto?”. Tergiversa un po’ al cellulare e finalmente prenota.
LA GRANDE MURAGLIA
Direzione da seguire Monte Cavlera.
Prendiamo la prima strada che si trova dopo aver imboccato Val Vertova e qui ci troviamo a pedalare in salita. Salita, poi ancora salita… Un’altra salita, non appena troviamo un tornante incrociamo le dita e speriamo di essere arrivati, o perlomeno ci auguriamo inizi un tratto in piano dopo la curva. Ma nulla, sono solo false speranze.

La salita ci abbatte, uno a uno, come bersagli del tiro a segno. Valentino grida a papà Giuliano: ‘Papà! Siedi! Siediii”, ma il papà riesce a stento a trascinare la bici su per il pendio.
Solo ora papà Giuliano avvisa la comitiva che l’oste al telefono rise come una matta quando le chiese se c’erano salite da fare. La proprietaria dell’agriturismo gli disse pure che il tavolo lei ce lo avrebbe preparato e che se non ce l’avessimo fatta non ci sarebbero stati problemi, ma papà Giuliano omise a tutti questi particolari.
Dopo circa 20 minuti con un dislivello di soli 130 m spalmati su 1 km per una pendenza del 13% arriviamo all’agriturismo La Muraglia.
Le condizioni sono pietose, le facce hanno preso colori innaturali, l’acqua viene bevuta a goccia. Gli unici che se la spassano sono Valentino e Thomas che si sono già fatti il tour degli animali presenti nell’agriturismo: capre, cavalli e asini.

Prendiamo il menù degustazione, un super classico degli agriturismi della zona. Qualità prezzo ottimo.
Con la pancia piena i due piccoli si addormentano: chi in braccio e chi in letti improvvisati. L’arietta ci leva le fatiche di dosso e i discorsi abbondano, il tempo passa in men che non si dica e arrivano le 17:00.
UN’ALTRA META
Non so se sia il cibo o il vino che ci siamo bevuti, ma prendiamo la decisione di non tornare a casa subito. Proseguiamo il nostro viaggio verso le cascate della Val Vertova. E come diceva il nostro caro amico Isaac Newton, tutto ciò che sale prima o poi scende.
VAL VERTOVA
Dopo una pedalata, senza poche fatiche, arriviamo all’inizio del sentiero di Val Vertova. L’ora è tarda, ma una toccata e fuga ci sta.

Val Vertova è perfetta per i bambini, non ci sono salite importanti e i sentieri sono molto larghi per poter camminare mano nella mano con loro.

Inoltre il torrente che vi scorre, in alcuni punti incrocia il sentiero ed è superabile camminando sopra dei basamenti in cemento, stile il gioco dei sassi dello stagno di Mai dire Banzai, con la differenza che qui non c’è il sasso che sprofonda all’improvviso.

Val Vertova è famosa per le sue cascate che si trovano a monte ma a valle è piena di grandi pozze dove poter fare il bagno.

E nonostante la temperatura glaciale dell’acqua mentre ci incamminiamo per il sentiero vediamo parecchi bambini farci il bagno.

Non resistiamo e anche noi puciamo i piedi insieme ai bambini. L’ora ormai è tarda, il sole è coperto dalle montagne. Meglio tornare.
COME SI FA A DIRE DI NO AL GELATO
L’orologio segna le 19:00 e proprio dove abbiamo parcheggiato le bici c’è una bellissima casetta in pietra.

L’Azienda Agricola Verzeroli ci ha fatto un punto vendita dei loro prodotti a chilometro zero e soprattutto, vende anche il gelato a chilometro zero, con il latte delle loro mucche. Mucche che vedi pascolare poco più in là.
Noi ci mangiamo un gelato, Valentino opta per pane e formaggio.
COME SI FA A DIRE DI NO ALLA PIZZA
Riprendiamo il cammino con un nuvolone che bussa alle porte e cominciamo ad accelerare il passo, dobbiamo rifarci tutta la pista ciclabile comprese le sue deviazioni.
Pedala, pedala e arriviamo all’altezza del Bikegrill posticino veramente carino, tutto in legno con grandi vetrate, attrezzato con giochi per bambini e tavolini stile festa della birra tutt’intorno.
Un’attimo d’esitazione e decidiamo di entrare. Ormai sono le 20:00 e i bambini devono mangiare.

Tenendo d’occhio il nubifragio, che pare Bolt fermo ai blocchi di partenza, divoriamo la pizza e ci beviamo una bella birra.
Ora non ci resta che pedalare il più veloce possibile, per scampare il pericolo pioggia, o no?
Poco prima abbiamo incontrato la zia di Jenny, la mamma di Thomas, che con il fare di chi basta ciucciarsi il dito indicando il cielo predice il meteo, ci rassicura dicendoci che non pioverà.
ACCENDIAMO LE LUCI

Si fa buio, accendiamo le luci delle nostre bici e poco a poco arriviamo alle auto.
La zia di Jenny aveva ragione: non abbiamo beccato pioggia, solo qualche goccia durante il caricamento delle bici in auto.
I bambini sono ancora svegli con la palpebra leggermente calante, sono stati veramente super.
SENZA META SI CREANO METE
Ora non sappiamo voi, ma per noi una bella avventura nasce durante, non organizzata a tavolino prima.
Come le LEGO, puoi seguire le istruzioni o puoi creare qualcosa di nuovo.
Probabilmente nel primo caso uscirà qualcosa di bello, ma nel secondo qualcosa di nuovo.
Non fraintendente un’idea di base ci deve sempre essere, ma se vedete una salita prendetela, non sarà bello farla ma vedrete qualcosa di nuovo.