LA SETTA DEI CAMPERISTI
Ebbene sì, ci siamo presi un camper e l’abbiamo chiamato Mr. Jambo, per via della sua mole. Un camper di 20 anni pagato molto poco, ma perfettamente funzionante.

Avendolo comprato un po’ impulsivamente non ci siamo nemmeno posti il problema di come funzioni e soprattutto delle varie procedure pre e post utilizzo che bisogna fare.
Quindi chiamiamo i colpevoli di questo acquisto, o meglio chi ci ha fatto il lavaggio del cervello su quanto è bella la sensazione di libertà che ti da questo mezzo. Zio Cri e zia Meli, due nostri cari amici che Valentino chiama zii. Così da poterci dare una mano ed insegnarci i vari trucchetti che solo chi fa parte della ‘setta dei camperisti’ può sapere.
Per cui questa avventura l’hanno scelta loro.
IL VERSO STRAZIANTE DELL’AMORE
La scelta che hanno fatto è caduta sul Ponte Tibetano delle cascate di Ragaiolo. Proprio dove c’è una delle aree sosta camper più belle d’Europa. Arriviamo con il buio, e ci mettiamo subito a letto, con Valentino a mille per la prima notte su Mr. Jambo.

Il sonno viene interrotto da degli strani versi strazianti stile dinosauro affamato alla Jurassic Park. Sono cervi in amore, anche se più che in amore sembrano afflitti da chi sa quale male. Il verso emesso ricorda l’apertura o chiusura di un cancello poco oliato. Richiudiamo gli occhi e ci riaddormentiamo.
NON CHIAMATELO TIBETANO
Sono le 7.00 del mattino e un litigio tra due scoiattoli sul tetto di Mr. Jambo ci tiene compagnia mentre ci prepariamo per andare a far colazione.
Valentino si è portato con sé la sua moto e la prima cosa che ha chiesto appena usciti dal camper è stata quella. Sale in sella e si gira tutto il campeggio indicando ogni camper ed evidenziando che sono uguali al nostro. Magari!! Indica dei fuori serie che costano quanto un bilocale in città.
Alle 8:30 apre il bar del campeggio e ci affrettiamo per conquistarci una brioche calda. Mentre facciamo colazione arriva un fiorino che con grande sorpresa scopriamo essere di un panettiere che vende pane fresco e strudel. Facciamo subito acquisti.
Il gestore dell’area sosta si avvicina per fare due chiacchiere e subito ne approfittiamo per avere qualche info in più sul ponte tibetano. Con gli occhi alla John Rambo ci redarguisce sul fatto che non è un ponte tibetano, ma un ponte sospeso. Effettivamente dopo una veloce ricerca sul web capiamo le effettive differenze tra un ponte tibetano e uno sospeso. Mettiamola così, su un vero ponte tibetano non ci saremmo andati con Valentino.
UN SENTIERO FATTO SCALA
Uno dei sentieri che porta al ponte parte proprio dal nostro campeggio. Mettiamo Valentino nello zaino e lo imbocchiamo.

Subito la maestosità degli alberi ci lascia di stucco, i profumi del sottobosco esaltano l’olfatto.

I cartelli per il ponte sono ovunque, è impossibile sbagliare strada.

Cartelli che però a differenza di quelli classici del CAI qui non hanno i riferimenti del tempo, indicano solo la strada.

Il sentiero è tenuto molto bene, anche se definirlo sentiero è limitativo, visto che è una vera e propria scalinata fatta con tronchi d’albero. Dopo solo un quarto d’ora di salita vediamo il ponte e sentiamo il frastuono delle cascate di Ragaiolo. Più ci avviciniamo più l’effetto wow aumenta.
IL PONTE SOSPESO DI RAGAIOLO
Eccoci arrivati, avvicinati per le classiche foto di rito, il rumore emesso dai tiranti del ponte comincia a preoccupare papà Giuliano.

Lungo circa 100 metri è formato da cavi d’acciaio che sorreggono delle griglie, come quelle che coprono le bocche di lupo dei garage.
Cominciamo a camminarci sopra, subito percepiamo le oscillazioni della struttura.

Le nostre attenzioni in un primo momento sono rivolte a Valentino, eravamo convinti si bloccasse per la paura, visto che dalle griglie si vede il precipizio sotto i nostri piedi, e invece nulla.

È papà Giuliano che subisce il colpo. Nonostante ciò arriviamo dalla parte opposta sani e salvi.
IL BOSCO DEI FOLLETTI
La magia delle montagne trentine è unica, i suoi boschi sembrano usciti da un libro di fiabe.

Ti aspetti che da un momento all’altro spunti dal sottobosco un folletto. O perlomeno un agente che ti vende la nuova spazzola per i tappeti. 😉

Valentino è nella pace dei sensi e dopo essersi mangiato un panino si addormenta nello zaino.

Incontriamo un bivio, da una parte c’è una strada forestale sterrata, dritto di fronte a noi il sentiero. Ambedue i percorsi ci portano nella stessa direzione, alla Malga Fratte, e per non interrompere la magia del bosco proseguiamo con il sentiero.

Durante la camminata ci imbattiamo in più occasioni in cartelli che ci invitano a chiudere il cancello. Cancello di cui non c’è neppure l’ombra. Probabilmente sono residui di quando i pastori tirano staccionate per il bestiame al pascolo, e in quei punti ci posizionano appositi cancellini.
MALGA FRATTE BASSA
Dopo meno di un’ora di cammino il bosco si apre in una radura stupenda, sembra fatta apposta per far correre Valentino. Radura condita da un torrentello che la rende unica.

Siamo in pieno autunno e il sole sopra le nostre teste scalda quanto basta per rimanere a mezze maniche.

Entriamo nel ristorante per chiedere se c’è posto e fortunatamente in quell’esatto momento si libera un tavolo. Inutile stare a dirvi che il cibo è ottimo, il Trentino culinario non ci delude mai.
COSTRUIAMO UN PONTE
Dopo il dolce, sguinzagliamo Valentino che subito va verso le stalle per vedere se ci sono le mucche, ma nulla la stalla è deserta.
Gli spieghiamo che sono al pascolo a mangiare l’erba e lui in tutta risposta ci tiene a farlo sapere a tutti i presenti.

Ci dirigiamo verso il torrentello al confine del pratone e ci mettiamo a costruire un ponte con dei tronchi di legno.
Valentino è al settimo cielo e con tanto coraggio e un piccolo aiuto da parte di mamma Lara attraversa il ponte di fortuna.

E dopo aver lanciato sassi nel torrente e provato ad accendere il fuoco con i ramoscelli, si riparte direzione Mr. Jambo.
IL PERCORSO DELLE SEGHERIE
Di nuovo un bivio, o si torna da dove siamo arrivati, o si prende il ‘Percorso delle segherie‘. La seconda opzione non sappiamo bene dove ci porti, ma il nome è tutto un programma quindi la scegliamo.

Cominciamo a scendere, qui il sentiero è più ripido, ma come sempre i trentini attenuano la discesa con scalini, scaloni e appigli.

Arriviamo in mezzo alla vallata proprio dove scorre il fiume Rabbi, maestoso per via delle piogge copiose dei giorni scorsi.

Cominciamo a vedere intorno a noi tracce delle segherie, tronchi tagliati e levigati e poggiati a terra come un perfetto Tetris.
Per chi non lo sapesse, con il termine ‘Segheria veneziana‘ si intende un tipo di segheria ad acqua che utilizza un impianto a biella-manovella, inventata nella Repubblica veneziana per permettere una lavorazione più precisa e veloce del legname.

Giriamo lo sguardo e di fronte a noi troviamo la segheria veneziana dei Bègoi. Dopo una veloce visita si riparte.
TUTTO MOLTO BELLO MA LE MUCCHE?
L’escursione è stata stupenda, mangiato bene tanto sole e Valentino si è divertito un mondo. Solo una cosa ci manca, vedere una mucca. Pochi passi ed eccoci davanti ad un filo elettrificato, segnale che le mucche sono vicine. Fischiamo, gridiamo un po’, finchè una simpatica mucca si avvicina a noi.

Valentino esplode di felicità misto paura, la mucca era veramente grande.

Le diamo da mangiare erba fresca e dalla foga la bovina lecca pure la videocamera di papà Giuliano.

Sull’orecchio ha la classica targhetta riconoscitiva dove vi è segnata la sua data di nascita e non ci crederete mai! È il giorno del suo settimo compleanno. Auguri alla mucca 6064!
IMPARIAMO A CONOSCERE NOSTRO FIGLIO
Pensiamo sempre di conoscere nostro figlio alla perfezione, ma non è così.
Eravamo convinti che si sarebbe bloccato dalla paura in mezzo al ponte sospeso e invece è andata alla grande.
Se avessimo saltato questa meta per colpa dei nostri pregiudizi su Valentino e le altezze, avremmo fatto un grande sbaglio.
Perché alla fine dobbiamo dare il tempo a nostro figlio di farsi conoscere e per farlo non dobbiamo precludere nulla.