C’è una spiaggetta ai confini sud dell’Ogliastra, il suo nome è Su Sirboni. Si può tradurre in: ‘la spiaggia dei cinghiali’. Una piccola chicca, che fino a un decennio fa era sconosciuta ai più.

Si trova a Marina di Gairo (Cardeddu), paese famoso per Gairo Vecchio, il villaggio fantasma dell’Ogliastra, raggiungibile in auto o con il trenino verde. Paese che a partire dall’Ottocento ha accumulato una serie di sfighe (alluvioni, frane, ecc,) che lo hanno portato negli anni ’50 allo spopolamento completo.

Questa storia sembra che Gairo ce l’abbia nel DNA perché anche la spiaggia che visiteremo oggi ha che fare con l’abbandono.

IL SENTIERO IMBOSCATO

Ci dirigiamo in zona Cardeddu, proseguiamo per la strada litorale fino a quando non notiamo parecchie auto parcheggiate apparentemente nel nulla.

Posteggiamo l’auto e cerchiamo l’imbocco del sentiero. Cosa non semplice vista la folta vegetazione. Un cartello in legno con l’effige di un cinghiale ci fa capire d’averlo trovato.

PORFIDO ROSSO

Valentino non è solo, con lui ci sono Vittoria e Thomas, i suoi best fiends. Carichiamo tutti negli zaini e cominciamo a scendere una piccola scalinata che ci porta qualche metro sopra il livello del mare.

L’effetto wow è assicurato, veniamo circondati subito dal colore rosso porpora del porfido che contrasta il blu turchino del mare. Rimaniamo incantati.

ROBA SOFT

La camminata si dimostra tranquilla, eccetto per due punti dove bisogna prestare attenzione con i bambini in spalla, meglio aggrapparsi. Nel mare un bellissimo veliero ci fa compagnia.

A un tratto cominciamo a sentire schiamazzi provenienti dalla spiaggia e notiamo in lontananza con piacere che hanno pure aggiunto il bagnino, con tanto di torretta.

Dopo soli 15 minuti di camminata, tocchiamo la sabbia.

L’ALBERGO FANTASMA 

Vi ricordate che vi raccontavamo la storia di Gairo e del suo abbandono? Bene anche qui la caratteristica del paese permane. Dalla spiaggia si vedono dei vecchi bungalow fatiscenti. Erano le dépendance di un vecchio albergo aperto nel 1962 e chiuso nel 1979, in completo stato d’abbandono. Era un piccolo gioiello che a causa dei litigi con il comune venne abbandonato. Ma non del tutto, perché a guardia del rudere ci sta un cane che non permette a nessuno di accedervi dalla spiaggia. Probabilmente ci sta pure il suo padrone, il custode, visto che dai bungalow meno fatiscenti si vedono appesi salviettoni e costumi.

NO BAR, NO WATER

Ci tuffiamo in acqua, i bambini con il fondale basso si divertono tantissimo. L’acqua è di una trasparenza unica.

Finito il divertimento in mare, tiriamo a fatica i bambini a riva per un pranzo veloce. Panini e companatico. Si sa, il lievitato ti mette sete, bevi, bevi e bevi che in un attimo finiamo l’acqua. Papà Giuliano si offre volontario per andare a recuperare delle bottiglie d’acqua, sottovalutando le distanze. Dopo quaranta minuti torna con i liquidi vitali, per la gioia di tutti.

VIA COL VENTO

Da inizio estate abbiamo portato Valentino in piscina quasi tutti i pomeriggi dopo il nido. Con l’acqua ha sempre avuto confidenza, visto che lo immergiamo da quando aveva 3 mesi. Ma i braccioli non riuscivamo proprio a metterglieli.

Fortunatamente nella piscina dove andiamo, lavora Sonia, che a titolo gratuito ci dava dritte su come incentivarlo all’utilizzo dei braccioli. E partendo con la cintura galleggiante siamo arrivati ai braccioli. Braccioli utilizzati durante tutta la vacanza in Sardegna, e persi qui a Su Sirboni per colpa di una folata di vento.

QUANDO L’ABBANDONO CREA TURISMO

Si torna a casa dopo una tappa aperitivo. Ripensiamo alla situazione di Gairo, che sarà pure il paese dell’abbandono, ma un abbandono che porta bene.

Se non fosse per il vecchio villaggio abbandonato visitato da migliaia di turisti all’anno, quella parte di entroterra sardo non verrebbe visitato.

E se non fosse stato per l’albergo in disuso, noi e Valentino probabilmente non avremmo goduto di quello scorcio di Sardegna, sarebbe stata una di quelle spiagge ad uso esclusivo dell’hotel.