COME SCEGLIERE UNA META?

Le mete dei nostri viaggi le troviamo in diversi modi.

Generalmente diamo priorità al passaparola, ma sicuramente internet è la soluzione prediletta.

In questo caso abbiamo usato la sorte guardando dall’alto con Google Maps, così un po’ a caso e siamo finiti sopra la laguna di Venezia.

Vedendo le due grandi isole di Pellestrina e il Lido ci siamo chiesti, sarà possibile partire da Chioggia in bici e arrivare a Venezia pedalando per le due isole?

Incuranti di cercare nel web la risposta, decidiamo di partire, direzione Chioggia.

CHIOGGIA

Partiamo la sera del venerdì con Mr. Jambo, il nostro camper.

Parcheggiamo il bestione in un’area camper nel quartiere di Sottomarina (la zona spiagge di Chioggia).

Dopo una bella dormita ci svegliamo il sabato di buon ora, prepariamo le nostre bici e via, si parte alla ricerca della fermata dei vaporetti.

La cosa incredibile sono le centinaia di barche da pesca che incontriamo durante il nostro tragitto, ormeggiate un po’ ovunque.

Non barchette, ma delle enormi barche da di diporto.

Pescherecci ormeggiati

Di fronte ai pescherecci ormeggiati si vedono banchetti improvvisati allestiti utilizzando solo polistirolo che i pescatori utilizzano per la vendita del pescato.

Dalla zona di Sottomarina prendiamo il ponte che passa per l’Isola dell’Unione, un super ponte che carica a mille uno dei fan più sfegatati dei ponti, Valentino.

LA PICCOLA VENEZIA

Dopo aver superato il ponte, veniamo inghiottiti dai vicoli e i canali di Chioggia. Rimaniamo a bocca aperta dalla loro belezza, in alucni punti ci sembra di stare a Venezia.

Lungo i canali di Chioggia

Di colpo ci troviamo di fronte alla fermata del vaporetto, c’è solo un piccolo problema, un canale ci divide dalla nostra prima piccola meta, solo un ponte lo attraversa, ponte fatto da sole scale.

Fortuna un signore corre in nostro soccorso e ci aiuta a superare l’ostacolo.

TRAGHETTI ANDATA E RITORNO? 

Arrivati in biglietteria prendiamo i ticket andata e ritorno sia per noi che per le nostre bici.

La nostra idea è semplice:

  • Prendere il primo traghetto che da Chioggia ci porta all’inizio di Pellestrina.
  • Pedalare per circa 9 km fino ad arrivare a Santa Maria del Mare.
  • Prendere il secondo traghetto per il Lido di Venezia
  • Pedalare per tutta la lunghezza del Lido (circa 11 km) 
  • Parcheggiare le bici
  • Prendere l’ultimo vaporetto che ci porta a Venezia City 

Il ritorno invece farselo tutto in traghetto, cambiando solo tra un’isola e l’altra.

Ma le cose non andranno così.

PACE DEI SENSI

A bordo del vaporetto

Mentre siamo a bordo del nostro primo vaporetto cominciamo a intuire che i paesaggi saranno pura poesia.

Paesaggi lagunari

Forse sarà la leggera foschia che ci avvolge, ma la pace dei sensi ci ha già coinvolti.

PELLESTRINA 

Prima della nostra fermata il vaporetto fa una sosta nella parte più a sud dell’isola Caroman.

Qui noi non possiamo scendere, primo perchè è una fermata (a richiesta), secondo perchè da lì in poi l’isola si stringe a tal punto che quasi impossibile passarci in bici.

Questo tratto prende il nome di Murazzi, un’immensa diga creata dalla Repubblica di Venezia per difendere gli argini della laguna dall’erosione. Potremmo definirlo il precursore del MOSE.

Fermata del vaporetto di Pellestrina

Dopo soli 25 minuti di navigazione sbarchiamo. Un’ultima regolata alle bici e soprattutto al seggiolino di Valentino e partiamo per la nostra avventura.

UN’ISOLA DESERTA 

La prima cosa che notiamo è la quasi totale assenza di auto e soprattutto di persone. Sarà la bassa stagione, sarà che è sabato o l’orario mattiniero, ma rimaniamo alquanto estraniati da tutta questa desolazione.

Con tutta questa calma Valentino si addormenta all’istante, l’unico suono che si sente nell’aria è lo sbattere delle onde e il vento che ci picchia contro, il tutto molto poetico.

COLORI

Arriviamo nel cuore del centro abitato di Pellestrina e anche qui non incrociamo anima viva.

Decidiamo allora di intrufolarci nei vicoletti del paesello, magari troviamo un bar aperto per un caffè e un po’ di calore, l’aria è il doppio più fredda con tutta questa umidità.

Case colorate di Pellestrina

I colori delle facciate delle case sono ipersaturati ricordano molto i colori delle 5 Terre.

Cartelli Pista Ciclabile

Qua e là incrociamo piccoli cartelli che indicano la pista ciclabile. Ciclovia che costeggia la laguna con tutti i suoi pescherecci ormeggiati per il week end.

VOGLIA DI CAFFÈ    

Di colpo ci ritroviamo nel nulla cosmico. L’ultimo cenno di civiltà sono stati i cantieri navali dei vaporetti.

Lungo la ciclovia

Valentino sembra quasi di non averlo, continua a dormire, stamattina l’abbiamo svegliato troppo presto. Visto che stiamo pedalando da circa 1 ora la voglia di fermarci per una seconda colazione aumenta sempre più.

Pescherecci ormeggiati

Dobbiamo fare una pausa, sì ma dove?

Oltre al fatto che tutti i locali incontrati sono chiusi, adesso siamo nel mezzo del wild di Pellestrina… Continuiamo a pedalare qualcosa troveremo.

A un certo punto sentiamo nell’aria profumo di pane appena sfornato, così intenso da far svegliare Valentino dal suo letargo.

Eccolo lì! In un magazzino alquanto anonimo un fornaio con un angusto negozietto.

Ci fiondiamo dentro con una gran voglia di brioche, all’interno solo local che ci squadrano manco fossimo alieni. Le brioche sono finite, quindi viriamo su delle ottime pizzette. Posti a sedere non ne ha e siamo costretti a mangiare per strada come dei veri shameless.

DA SANTA MARIA DEL MARE AL LIDO 

Dopo il breve pit stop giungiamo a Santa Maria del Mare l’estremità settentrionale dell’isola.

Vicoli di Santa Maria del Mare

Qui si trova anche la fermata per il nostro secondo traghetto.

Fermata del vaporetto di Santa Maria del Mare (Pellestrina)

Non facciamo quasi in tempo a scendere dalle bici che ecco arrivare il nostro traghetto.

Posti auto e bici sul vaporetto

A differenza del primo vaporetto che portava bici e passeggeri, questo trasporta pure le automobili.

Saliamo, improvvisiamo un parcheggio per le nostre bici tra le auto e ci lasciamo cullare fino al Lido.

LIDO DI VENEZIA

Attracchiamo al Lido, esattamente ad Alberoni Faro Rocchetta.

Fermata vaporetto Lido di Venezia

Percorriamo il primo chilometro apparentemente nel nulla perchè dalla boscaglia spuntano fuori alcuni pavoni a tenerci compagnia.

A un certo punto incontriamo delle case costruite su palafitte, con tanto di ponticello per accedervi. Valentino ne rimane particolarmente affascinato e le chiamerà da li a tutto il viaggio le case ponte.

ADDIO PACE DEI SENSI

Dalle palafitte in poi la pace dei sensi svanisce.

La pista ciclabile devia in più punti costringendoci a percorrere dei tratti di strada e a differenza di Pellestrina qui al Lido le auto passano numerose e per nulla piano.

DA SCARSO PER NULLA SCARSO 

La fame è arrivata alla (alta) velocità di un diretto Milano – Roma. Pedaliamo da circa 14 Km e non essendo professionisti dei velocipedi sentiamo la fatica.

Malamocco

Ci fermiamo nella piazza centrale di Malamocco per fare una veloce ricerca su TripAdvisor su dove andare a pranzare. Troviamo una buone recensioni sulla Trattoria da Scarso, cominciamo la ricerca del locale.

Ci perdiamo tra i vicoletti caratteristici di Malamocco e incontriamo una coppia di pescatori intenti a svuotare le reti in uno dei tanti canali.

Ci offrono del pescato, a malincuore rifiutiamo, portarselo a casa potrebbe ritorcersi contro. Inseguiti da migliaia di gabbiani attratti dall’odore di pesce che porteremmo a presso.

Finalmente troviamo la Trattoria da Scarso.

Un locale che rispecchia esattamente quello che dovrebbe essere una trattoria, accogliente e con il personale super fast. Uno di quei locali che nei giorni feriali nelle pause pranzo è in grado di sfamare un centinaio di persone in meno di due ore.

Il menù sembra pescato direttamente dalla laguna insieme al pesce che propone.

Arrivano i primi piatti e cominciano le danze, Valentino in questi casi danza meglio di Robeto Bolle.

LA PARABOLA DELL’UOMO SOLO

Tra una portata e l’altra l’attenzione ci cade su un signore seduto a fianco a noi.

Nonostante sia solo, continua a parlare e borbottare con qualcuno.

Ad un certo punto il tavolo sobbalza e scopriamo che al disotto c’è un enorme cane, non riusciamo a comprendere come quel vecchietto riesca ad avere la forza di domare tale bestia.

Capiamo che il personaggio è un abituè del locale, tant’è che i camerieri lo trattano con estrema riverenza.

Ci nota e con la solita domanda su dove veniamo attacca bottone e comincia a raccontarci la sua storia.

Si chiama Mario ha 84 anni e il resto ve lo riassumiamo qui sotto:

  • nasce povero e solo 
  • lavoro in un night come buttafuori
  • con dei sotterfugi cominci a far soldi
  • compra il suo primo ristorante a Venezia
  • vende il ristorante
  • compra un albergo a Venezia 
  • si sposa
  • compra il secondo albergo a Venezia
  • compra il terzo albergo a Venezia
  • divorzia e cede un albergo alla ex moglie
  • si risposa
  • divorzia e cede il secondo alberto alla seconda ex moglie
  • si risposa a 80 anni con una Ucraina della metà dei suoi anni
  • si separa
  • l’Ucraina vuole il suo ultimo e terzo albergo
  • Incontra noi in trattoria solo

CI SIAMO QUASI

Dopo aver assaporato la vita di Mario e soprattutto la cucina lagunare, riprendiamo la pedalata.

L’avventura diventa tragicomica, la pancia e così piena che non riusciamo a fare neppure 2 km che siamo già fermi per la fatica.

Parco Giochi Malamocco

Fortunatamente troviamo un parchetto pubblico ben attrezzato, con tanto di finti velieri quasi in scala 1:1.

Ne approfittiamo e sguinzagliamo Valentino e ci riposiamo un poco.

Dopo una ventina di minuti decidiamo di ripartire.

La pista ciclabile continua a costeggiare la strada principale del Lido, e la cosa non ci piace molto, troppo rumore e caos. Decidiamo di non seguirla più e costeggiare la laguna.

Mai l’avessimo fatto, ogni 100 metri incontriamo ponti senza rampe ma solo scalinate.

Canali Lido di Venezia

Ogni volta ci tocca deviare sulla strada principale, aumentando così notevolmente  il nostro tragitto. Ma non molliamo, facendo la litorale riusciamo a godere dello skyline di Venezia.

Skyline Venezia

I suoi campanili, visti da questa distanza, sembrano grattacieli di una moderna metropoli.

Fermata del Lido per Venezia

Pedala, pedala e finalmente arriviamo alla fermata dei vaporetti. Leghiamo le nostre bici e senza badare troppo alla destinazione saliamo a bordo del primo vaporetto che va verso Venezia.

Alla fine il nostro obiettivo è poggiare almeno un piede sul suolo veneziano.

VENEZIA LATO B.

Scendiamo alla fermata della Biennale, visto che siamo qui sbirciamo il programma delle mostre e degli eventi, ma nulla è a portata di Valentino.

Decidiamo di utilizzare la strategia dei percorsi alternativi e ci infiliamo nel primo vicoletto che troviamo.

Finiamo nella zona dell’Arsenale.

Questa zona è una delle poche rimaste quasi esclusivamente residenziale.

Qui i panni stesi sono così tanti che a tratti coprono la luce del sole, capita spesso di scambiarli per persone appese a testa in giù.

La genuinità di questo luogo è incredibile, le persone che incrociamo sono gli ultimi di una specie, i residenti di Venezia.

In questa zona non ci sono turisti che ti spingono per un selfie, non ci sono butta dentro che vogliono rifilarti i soliti menù da turista o ambulanti che ti placcano per i soliti souvenir.

Ma soprattutto qui, ritroviamo un po’ la pace dei sensi a cui ci aveva abituati Pellestrina.

MA QUESTO È UN BAGNO?

Ci scappa la pipì e purtroppo la Venezia lato B non offre molte attività commerciali dove scroccare un bagno. Cominciamo a dirigerci verso la zona un po’ più turistica, forse li troveremo qualcosa. A un certo punto, come un’oasi nel deserto leggiamo ‘PUBLIC TOILET’ e ci fiondiamo.

Avvicinandoci capiamo che c’è qualcosa che non torna.

Un bagno pubblico con una vetrina che espone water addobbati con dei neon, non sappiamo voi… Ma noi non l’avevamo mai visto.

Ci stiamo chiedendo se non sia un negozio che li vende i water. 

Ci affacciamo e dentro vediamo statue fatte da saponette, altri strambi water quà e là e una mega chiazza a terra stile Blob di colore rosa che pare simboleggiare una rottura fognaria.

Insomma, una galleria d’arte dedicata all’arte della cacca.

Scopriamo essere un’installazione di un artista e al suo interno offre realmente un bagno pubblico.

Mamma Lara è l’unica che ha il coraggio di entrare a provarne uno e ne esce come se avesse fatto un viaggio psichedelico in un mondo parallelo.

MA ANCHE NO

È sera, dopo un veloce gelato riprendiamo il vaporetto che ci riporta alle nostre bici lucchettate al Lido.

Recuperati i velocipedi cerchiamo la linea del vaporetto che ci riporti a Pellestrina.

Cerchiamo, cerchiamo, ma non riusciamo a trovare nulla.

Cominciamo a preoccuparci abbiamo ancora poche ore di luce ed essendo in giro dall’alba con più di 22 km sul groppone, senza contare la passeggiata per le calle di Venezia e mamma Lara in dolce attesa. 

Il pensiero di rifarsi tutta la pedalata del ritorno… Ma anche no.

Chiediamo informazioni ad un addetto dell’ACTV l’azienda dei trasporti veneziana, che come una doccia fredda ci informa che non esistono traghetti che percorrono l’intera lunghezza dell’isola, per quello ci sono i bus.

Vabbè che problema c’è, prendiamo il bus.

Ma anche no! è stata la sua risposta, dicendoci che sui loro bus è vietato caricare le bici. 

Vogliamo piangere, il sogno di appisolarsi sul traghetto è svanito come la nutella che compri il giorno prima al supermercato.

Ci guardiamo negli occhi tutti e tre con Valentino che pare capire il nostro disagio. Ci facciamo coraggio e risaliamo in sella. Abbiamo meno di due ore prima il buio ci avvolga.

L’IMPREVISTO POSITIVO 

L’andatura è veloce, Valentino è già collassato nel suo seggiolino.

Ripercorriamo il Lido in un quasi religioso silenzio di chi non ha più il fiato per parlare.

Ribecchiamo le case palafitta nella versione bassa marea, ora sembrano sospese in aria sopra un letto di fango color nero.

In lontananza vediamo il nostro traghetto e con uno scatto che manco Pantani sarebbe riuscito a fare, saliamo per un pelo sul traghetto.

Se l’avessimo perso avremmo dovuto aspettare una quarantina di minuti il suo ritorno e addio luce del sole. Sul traghetto non abbiamo neppure la forza di salire nei locali passeggeri. Rimaniamo sul ponte auto in balia del vento con Valentino che dorme ancora sulla bicicletta.

Sbarchiamo a Pellestrina, gli ultimi 9 km di pedalata.

Il silenzio intorno a noi è surreale. Il sole sta tramontando e il suo riflesso nella laguna è pura poesia.

Eccoci nuovamente nel centro abitato di Pellestrina.

Inaspettatamente la sera prende vita, e che vita. Una vita d’altri tempi, bambini nelle piazze che giocano, chi con il pallone, chi a nascondino. Genitori intenti a grigliare pesci quasi in mezzo alla strada, e nonni che leggono seduti sull’uscio di porta.

La cosa che ci fa pensare di più è che nessuno di loro si trovava alienato di fronte ad un cellulare.

Ecco questo è il futuro che auguriamo a Valentino e Stella, la futura nascitura. Un futuro che guarda al passato. Ormai si è fatto buio, accendiamo i fari delle bici.

Intravediamo il porticciolo con il nostro ultimo vaporetto fermo come se stesse aspettando noi.

Siamo a bordo con le gambe che ci tremano, girovaghiamo ormai da 12 ore filate, siamo veramente esausti.

Le luci di chioggia in lontananza, si avvicinano piano piano.

Abbiamo tempo di riflettere su quanto abbiamo vissuto in questa giornata.

Se non ci fosse stato l’imprevisto dei traghetti inesistenti, non avremmo mai potuto assaporare la magia della laguna veneziana al tramonto.

NON SOLO VENEZIA

Siamo arrivati a Chioggia, là dove siamo partiti.

Di questa avventura nata cazzeggiando su Google Maps, abbiamo scoperto che là dove c’è una grande meta ci sono sempre luoghi tutt’intorno che la rendono unica.